Tutti ricordiamo Remy, il topo protagonista di “Ratatouille” che sogna di diventare chef. La sua storia riflette in maniera leggera ma significativa temi quali lo sforzo e il lavoro individuali, la creatività e, soprattutto, il diritto di raccogliere i frutti del proprio lavoro.
Proprio questo riferimento al lavoro ci rimanda subito alla teoria di uno dei più importanti filosofi del XVII secolo, John Locke (1632-1704).
Locke ha esercitato una notevole influenza su tutto il pensiero moderno, soprattutto grazie alle sue riflessioni sul diritto naturale e sulla proprietà privata. Secondo Locke, la proprietà privata è un vero e proprio diritto naturale che deriva dal lavoro e dall’ingegno di ciascun individuo.
L’essere umano, infatti, ha diritto a ciò che crea e produce perché ha investito il proprio tempo in esso: la proprietà privata nasce, quindi, da una connessione tra lavoro dell'uomo e risorse naturali.
Tornando a Remy, egli è un topo con un innato talento per la cucina. Per raggiungere il suo sogno, diventare uno chef, affronta numerose difficoltà poiché è un roditore, ovvero una creatura tradizionalmente associata a sporcizia e degrado, e quindi apparentemente incompatibile con il mondo dell’alta cucina.
Tuttavia, grazie alla sua determinazione, al suo talento, alla sua passione e soprattutto al suo lavoro, riesce a superare qualsiasi ostacolo. Remy lavora infatti instancabilmente per migliorare le sue abilità culinarie. In un certo senso, si appropria delle risorse dell’ambiente che lo circonda –il cibo, le tecniche culinarie e il suo spazio di lavoro– e le trasforma in qualcosa di nuovo e personale attraverso il suo talento e il suo impegno.
Come leggiamo nei “Due trattati sul governo” (1689), ogni persona ha il diritto naturale di possedere i frutti del proprio lavoro. Nel caso di Remy, egli ha diritto al proprio riconoscimento come grande chef, nonostante la sua identità di topo sembri contraddire le aspettative della società.
Per Locke, la terra e le risorse sono originariamente di tutti, ma l’uomo ha il diritto di appropriarsi di esse attraverso il proprio lavoro. Il lavoro, in questo senso, conferisce valore e apporta modifiche alle risorse naturali. Così l’uomo acquisisce la proprietà privata. Locke distingue tra la semplice appropriazione delle risorse e l’idea di aggiungere valore attraverso l’impegno personale. Una persona può possedere solo ciò che è in grado di sfruttare attraverso il proprio lavoro.
Il pensiero lockiano lega quindi il concetto di proprietà a un senso di responsabilità e merito: la proprietà non è solo il frutto della fortuna, ma è qualcosa che si guadagna attraverso l’ingegno e lo sforzo.
Questo diritto alla proprietà privata del proprio lavoro è centrale nel pensiero di Locke: ogni individuo ha diritto di godere dei frutti del proprio impegno, indipendentemente dalle barriere sociali o naturali. Il genio culinario di Remy, come il lavoro umano nella teoria di Locke, rappresenta un modo per trasformare il mondo naturale in qualcosa di “proprio”.
E questo diritto alla proprietà, nel film, si realizza quando Remy finalmente ottiene il suo posto come cuoco riconosciuto, grazie alla sua collaborazione con Linguini, il giovane apprendista chef.
“Ratatouille” rappresenta, dunque, una celebrazione del potere del lavoro, del talento e della passione, temi che si intrecciano con il pensiero di John Locke sulla proprietà privata.
Nonostante il protagonista del film sia un topo, la storia esplora in modo profondo e significativo il concetto che ogni individuo, attraverso il proprio lavoro e il proprio sforzo, ha il diritto di possedere ciò che crea.
Proprio come Locke sosteneva che la proprietà è un diritto naturale derivante dal lavoro, Remy dimostra che con impegno e determinazione, è possibile superare anche le barriere più insormontabili, guadagnando quindi il diritto di godere dei frutti del proprio lavoro e del proprio talento.