

Cosa succede quando una principessa rifiuta di essere ciò che tutti si aspettano da lei?
Nel film Disney “Ribelle – The Brave”, Merida scaglia una freccia che rompe un destino scritto da altri. È in quel gesto ribelle che possiamo intravedere l’eco dell’autocoscienza di Carla Lonzi.
Il cartone Disney inizia con una riflessione di Merida sul suo destino e sulla sua attuale condizione da ragazza. Più precisamente lei dice:
“Io diventai sorella di tre nuovi fratelli. A loro è tutto concesso. A me non è concesso nulla”.
Questa frase ricorda particolarmente la poca libertà concessa alle donne, soprattutto nel passato ma anche oggi. Carla Lonzi, figura chiave del femminismo italiano degli anni ‘70, ha combattuto per rivendicare la libertà e i diritti delle donne, a partire da questioni quotidiane che condizionano, come il matrimonio.
Merida, sin dall’inizio, esprime la sua tristezza dovuta al fatto che la sua vita sia programmata per diventare come quella di sua madre. E le richieste che le vengono fatte sono decisamente restrittive. La madre le ripete continuamente che:
“Una principessa non ride in quel modo. Non s’inghiozza, è compassionevole, paziente, cauta e pulita”.
Questo ricorda tanto ciò che viene detto alle bambine per insegnare loro come comportarsi e come non essere mai troppo.
Ritornando a Carla Lonzi, lei ha fondato negli anni ’70 la pratica dell’autocoscienza: un esercizio collettivo attraverso cui le donne potevano prendere parola partendo dalla propria esperienza. Non più limitate e definite dallo sguardo esterno della società, ma protagoniste della propria esistenza.
Merida fa lo stesso: si rifiuta di essere promessa sposa, sfida la tradizione, mette in crisi l’ordine del regno, ma, soprattutto, si ascolta. Il suo atto rivoluzionario è al contempo politico e personale. È il suo “Sputiamo su Hegel”, per citare un’opera di Carla Lonzi, con arco e freccia.
Il cartone, in realtà, non si incentra sul conflitto con il padre, ma con la madre: Elinor incarna il ruolo imposto alla principessa. Si tratta, dunque, di autocoscienza a due: una figlia e una madre che disimparano ciò che hanno ereditato, per riscrivere il legame e il senso del “femminile” fuori dai copioni.
Mettono in pratica ciò che Lonzi e le altre donne di Rivolta Femminile, collettivo fondato a Roma da tre femministe, scrivono nel manifesto del Collettivo:
“L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna”.
Come Lonzi, anche Merida non vuole essere inclusa nel potere. Non vuole essere come gli uomini, né conquistare il loro rispetto sul loro terreno. Vuole scegliere. E nel farlo, afferma una differenza che non è mancanza, ma forza derivante dalla propria autonomia e autoconsapevolezza.