La vita della giovane Rapunzel scorre tranquilla e senza pericoli fino a quando, nella torre in cui è imprigionata, si intrufola il furfante in fuga Flynn Rider. Nel vederlo, la giovane principessa lo tramortisce colpendolo con una padella. Sappiamo che, dopo pochi attimi di stordimento, Flynn si riprende.
Cosa sarebbe successo se, con questo colpo volto a ledere l’integrità fisica di Flynn, Rapunzel avesse cagionato la morte del giovane?
Ai sensi dell'art. 43 c.p., il delitto si definisce preterintenzionale o "oltre l'intenzione" quando
"dall’azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto dall’agente".
La preterintenzione è una forma particolare di elemento psicologico del reato, che si affianca al dolo e alla colpa.
Perché si possa essere puniti a questo titolo, è necessaria una espressa previsione di legge. Infatti, ai sensi dell'art. 42 co. 2 c.p.:
"Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l’ha commesso con dolo, salvo i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente preveduti dalla legge".
Ciò significa che, nel nostro ordinamento, la responsabilità penale assume la forma tipica del dolo, a meno che la legge prevede la punibilità a titolo di colpa o preterintenzione. Le fattispecie colpose sono abbastanza numerose ma sono solo due le ipotesi di delitto preterintenzionale: l'omicidio preterintenzionale e l'aborto preterintenzionale, disciplinati rispettivamente dagli artt. 584 c.p. e 593-ter c.p..
In particolare, secondo l'art. 584 c.p., è punito con la reclusione fino a 18 anni colui che, con atti diretti a commettere il delitto di percosse o di lesioni, cagiona la morte di un uomo.
Quindi, se il povero Flynn fosse morto in conseguenza della "padellata" inflittagli da Rapunzel, la giovane sarebbe stata responsabile di omicidio preterintenzionale?
Secondo la giurisprudenza ormai consolidata della Corte di Cassazione, affinché ciò possa accadere è necessario che fra la morte della vittima e la condotta dell'agente volta a ledere ci sia il nesso di causalità.
Immaginiamo che Rapunzel, colpendo “un po' troppo forte”, cagioni a Flynn un trauma cranico mortale. In questo caso, probabilmente il nesso di causalità sussisterebbe: con un atto volto a ledere la vita di Flynn, Rapunzel ne cagiona invece la morte.
Però non sarebbe possibile condannare la giovane ad una pena sensibilmente più alta solo sulla base del nesso di causalità: è necessario che l’evento diverso più grave non voluto sia, in concreto, ragionevolmente prevedibile. Sul piano dell'elemento psicologico del reato, quindi, dovranno essere accertati, da un lato, il dolo di lesioni o percosse e, dall'altro lato, la prevedibilità in concreto dell'evento morte.
La nostra Rapunzel, nella situazione di fantasia che abbiamo immaginato, subirà un processo penale volto ad accertare, tramite massime di esperienza, se la morte del giovane Flynn fosse una conseguenza prevedibile della "padellata".
Ricostruita in questo modo, la preterintenzione avrebbe natura composita. Infatti, l’elemento soggettivo della condotta base avrebbe natura dolosa; la causazione dell’offesa più grave, invece, sarebbe soggetta al giudizio di prevedibilità ed evitabilità tipico della colpa generica.
Tuttavia la giurisprudenza non ha ritenuto convincente la scissione in due momenti distinti dell’elemento soggettivo di un reato, che invece resta unico.
Per questa ragione, secondo la tesi prevalente, la prevedibilità dell’evento più grave (la morte di Flynn, nel nostro caso) deve qualificarsi come rischio compreso nella condotta base, che l’agente prevede nel momento in cui si rappresenta e decide di compiere gli atti diretti a ledere o percuotere.
Secondo questa ricostruzione, in altri termini, sarà necessario e sufficiente accertare esclusivamente il dolo della condotta base (cioè il colpo inflitto da Rapunzel con la padella) per ritenere sussistente, in quanto assorbita, la prevedibilità dell’evento più grave. Di conseguenza, Rapunzel risponderà dell’omicidio preterintenzionale di Flynn.
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