Pacha, il contadino delle Follie dell'imperatore, rimane sconvolto quando l'imperatore Kuzco gli ordina di abbandonare la propria terra perché, proprio sulla collina dove si ergono la sua casa e la sua fattoria da generazioni, ha scelto di costruire una gigantesca e sontuosa villa con piscina: Kuzkotopia.
Kuzko, ordinando a Pacha di abbandonare la terra in cui vive e lavora da anni e anni, compirebbe qualcosa, nell'ottica del filosofo contrattualista inglese John Locke (1632-1704), di inammissibile, qualora i due si trovassero nello stato di natura lockeano.
Locke, infatti, espone nell’opera “Il secondo trattato sul governo” del 1690 la propria visione dello stato di natura e del diritto di proprietà
Lo stato di natura è la condizione congetturale e pre politica in cui si trovano gli uomini prima di stringere un patto, cioè il patto che darà vita allo Stato, include nello stato di natura la possibilità della proprietà privata.
Si tratta di qualcosa di radicalmente innovativo: secondo Locke, nello stato di natura, l'uomo si appropria di un terreno applicandovi del lavoro.
Secondo Locke, nello stato di natura, ci si può appropriare di un terreno, diventandone proprietari, solo nella misura in cui questo è utile al nostro sostentamento (e non oltre, per evitare sprechi) e nella misura in cui su di esso venga svolto un lavoro di sfruttamento dei suoi frutti (per esempio il campo di prato trasformato in coltivazione di patate).
Questi due motivi, dunque, legittimerebbero l'appropriazione del terreno da parte di Pacha, e non di Kuzco, che non solo non ha applicato lavoro su quel terreno, ma, per di più, non vuole appropriarsene per il proprio sostentamento, bensì per costruirci Kuzkotopia, di fatto ingenerando un enorme spreco di suolo e di potenziale economico dello stesso.