

Tutti ricordiamo gli inganni che il Gatto e la Volpe tentano di fare a Pinocchio. Tra i tanti episodi, c’è quello in cui i due vogliono rubare a Pinocchio le cinque monete d'oro che gli ha regalato Mangiafuoco. Come? Convincendolo a sotterrarle nel paese dei Barbagianni, dove ci sarebbe il Campo dei Miracoli che, da una moneta sotterrata, farebbe crescere un albero di zecchini d'oro.
Questo è ovviamente un inganno e noi vediamo l'esempio di una persona trattata solamente come mezzo e non anche come fine. Il burattino è, infatti, considerato un mezzo per guadagnare del denaro. Kant condanna questo tipo di azioni e le ritiene immorali in quanto non rispettano il secondo imperativo categorico:
Agisci in modo da trattare l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre insieme come fine e mai semplicemente come mezzo. (Fondazione della metafisica dei costumi, 1785)
C’è un unico fine dell'uomo che si possa indicare come universalmente valido: l’esistenza dei soggetti morali stessi, quell’umanità nella propria persona e nella persona di qualunque altro. Bisogna dunque rispettare la dignità umana in sé stessi e negli altri, evitando di ridurre il prossimo o sé stessi a mezzo delle proprie passioni.
Il Gatto e la Volpe, come abbiamo visto, utilizzano Pinocchio solo in vista del suo denaro a differenza della Fata Turchina. Quest’ultima ha, infatti, salvato Pinocchio quando è stato impiccato alla quercia.
È solo comportandosi come la Fata Turchina, ovvero rispettando il secondo imperativo categorico, che si può istituire un "regno dei fini", una comunità ideale di libere persone che vivono secondo le leggi della morale e che riconoscono la dignità di ciascun uomo. Solo così, dunque, si potrà vivere bene con gli altri.